Ritagli di Storia e tradizioni

Il tabacco nella val Brenta

Un pezzo di storia della Valbrenta, territorio situato in provincia di Vicenza e comprendente i comuni di Campese, Cismon del Grappa, Pove del Grappa e Valstagna, che sarà tramandato nel corso del tempo è quello del tabacco.
Io ho vissuto alcuni anni della mia infanzia poco lontana da questo luogo per cui mi sono state raccontati dei fatti e delle vicessitudini attinenti a questa realtà.
Il tabacco è una pianta originaria dell‘America i cui semi furono portati in Italia da un frate di Campese che ne iniziò la coltivazione verso il 1500.
l nome originario della pianta non era tabacco ma “erba del Priore” e fin da subito, fra le persone, ci fu molto interesse verso il prodotto.
A quell’epoca il territorio della Valbrenta apparteneva alla Repubblica di Venezia. Questa capì fin da subito l’importanza che la pianticella avrebbe potuto apportare alla sua economia.Decretò di conseguenza delle norme alle quali i coltivatorti dovevano attenersi.
Impose il dazio e con un decreto sancì che la riproduzione della pianta doveva avvenire “sotto l’occhio vigile” dei suoi funzionari.
La quantità dei semi veniva pesata con un misurino di alta precisione e registrata su di un apposito registro, l’appezzamento dove era coltivato era contrassegnato da un numer. Periodicamente venivano effettuati ontrolli non preannunciati sul prosieguo della coltivazione da parte della Guardia di Finanza.

Lo stesso fecero i governi che succedettero alla Repubblica Veneziana, cioè il Governo Napoleonico e l’Austria.
Nel 1866 il territorio della Valbrenta venne annesso al Regno d’Italia.
Questo introdusse una nuova forma di addebito:
Il tabacco coltivato non veniva più pagato a peso ma a numero di foglie dal Monopolio dello Stato, allora chiamato Regia dei tabacchi,.
Dal 1955 l’addebito ritornerà a peso.
Dal 1980 circa la vendita venne liberalizzata. La coltivazione del tabacco poteva essere effettuata con il Monopolio o con altri Enti.

La zona della Valbrenta è impervia. Il suo terreno da un lato è a ridosso della montagna e sull'altro vi scorre un fiume impetuoso, il Brenta.
Per originare suolo coltivabile gli abitanti costruirono, in particolar modo a Valstagna, dei terrazzamenti la cui particolarità sono i loro muri a secco. Per costruire questi muri venivano usate le pietre e i sassi disponibili in natura. Si iniziava scavando un fossato in modo che questo fungesse da fondamenta. Lo si compattava e poi si iniziava a disporre le pietre le une sulle altre in modo che fossero stabili. Se dovevano essere regolarizzate le si squadrava usando martello e scarpello. Non venivano usati collanti cementizi.

E' grazie al tabacco che l'economia della Valbrenta ha potuto sostenersi durante i periodi di carestia e di guerra. Le persone del luogo erano consapevoli che alla pianta del tabacco era relegato il loro " sbarcar lunario". Non attendere alla sua crescita significava emigrare verso altri paesi in cerca di lavoro, con i disagi che la situazione comportava, per sfamare se stessi e i componenti della propria famiglia.
La coltivazione iniziava ai primi del mese di marzo con la preparazione del semenzaio, posto sempre in un luogo riparato. Un accorgimento era quello di riparare il semenzaio dagli sbalzi di temperatura, nella vallata sono normalità, costruendo con le canevere (gli steli del granoturco) una “serra”. Sopra alle “canevere” venivano messi sacchi di juta recuperati dalla farina o dal riso acquistato in pianura.
Per far crescere le piantine rigogliose si dava loro il “bevaron”. Questo è un liquido ottenuto mescolando l’acqua con il letame o con la pollina. La pollina è un concime ottenuto dalla macerazione di ingredienti di rifiuti organici, siano essi animali che vegetali.
Dal mese di aprile le donne iniziavano a preparare il terreno per il trapianto delle pianticelle. Era un lavoro faticoso e svolto interamente con la propria forza fisica. Non poteva essere diverso perché la conformazione del suolo non permetteva l’ausilio di mezzi meccanici come i trattori.
Il terrazzamento, il cui nome in dialetto è masiera, veniva zappato, venivano levate le erbe infestanti che si erano formate e sparso il concime. Dopo questi lavori venivano interrate le pianticelle, che nel frattempo era nate nel semenziaio, ad una distanza di sessanta centimetri una dall’altra in modo che avessero lo spazio per crescere rigogliose.
Quando la pianta del tabacco era giunta a maturazione, veniva raccolta, le foglie migliori fatte essiccare nel granaio di casa, poi portate al consorzio che si trovava a Carpanè, frazione di Valstagna, per la pesa e il pagamento. Quelle foglie che risultavano inservibili per la produzione del tabacco dovevano essere prima contate e poi bruciate alla presenza della forza dell’ordine.
Le qualità di tabacco che si coltivavano erano: il “nostrano del Brenta, una pianta forte alle insidie del vento, il “cucchetto”, importante per il suo aroma, l’”Avanetta”, pianta dalle foglie liscie.
Per cercar di sopravvivere, del tabacco si faceva anche del commercio illegale, in altre parole … contrabbando. Questo era fatto sia dalle donne che dagli uomini. Queste persone non lo facevano per arricchirsi ma per sopravvivere, per pagare le onerose tasse loro imposte, per avere qualcosa da comperarsi da mangiare o vestire.
Non sempre “il lavoro andava bene” A volte erano scoperti dalle guardie di Finanza e allora per non essere incarcerati o catturati abbandonavano il carico e fuggivano.
La pianta del tabacco, a seguito dell’industrializzazione non fu più coltivata.
Ora di essa rimane il ricordo e la sua storia.

 

 

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