Borso del Grappa è ubicato alle pendici del massiccio del Monte Grappa.
Nella sua parte nord ha una folta vegetazione di pini e latifoglie.
La pianura si estende al suo lato sud e qui si pratica la coltivazione di ortaggi da parte di aziende
biodinamiche, biologiche e l’allevamento.
Una coltivazione che riveste importanza e fama per il comune di Borso del Grappa è la coltivazione dei piselli.
I piselli di Borso sono molto richiesti in tutto il Veneto per il loro gusto compatto e pieno.
I loro fiori, c’è una leggenda molto antica che lo racconta, porta abbondanza e prosperità nella casa dove viene coltivata la pianta.
Si dice che al tempo della Repubblica di Venezia c’era l’usanza che essi fossero offerti al Doge in occasione della festa di San Marco.
I piselli venivano poi mangiati in apposite scodelline in ceramica che erano fornite dal paese di Nove.
Nella prima settimana di giugno si svolge una sagra ad essi dedicata.
Nella montagna del Grappa e precisamente a Campo Croce sono ubicate parecchie malghe
Qui vengono prodotti degli ottimi formaggi.
A luglio si svolge una manifestazione con concorso per il più prelibato formaggio Bastardo e Morlacco.
L’economia di Borso del Grappa se oggi oltre all’agricoltura poggia le sue basi sull’industria e sull’artigianato, nel tempo del grande conflitto si basava anche nella produzione di pipe.
Di queste ne parlerò nel tag di curiosando.
Le frazioni di Borso del Grappa sono Sant’Eulalia e Semonzo.
Sant’Eulalia, come tante altre zone del Veneto, è stata abitata anche dai Romani.
Qui un soldato romano, Caio Vetronio Massimo ha lasciato un lascito e un testamento nel quale chiede di essere ricordato nella stagione delle rose e in quella della vendemmia.
Semonzo occupa la parte ovest del comune e ha acquisito fama con lo sport del parapendio.
Come è mia abitudine, miei cari lettori, io vi parlo più dettagliatamente, dopo avervi fatto una panoramica, di un aspetto della zona che sto visitando.
In questo caso essa è Semonzo del Grappa.
Le case che ci sono nel perimetro della frazione mi hanno portato, mezz'ora fa quando ho percorso le vie, nella tridualità del tempo.
Da un lato della strada mi sembra di vivere nel medioevo, le case sono in sasso e la stessa costruzione è tipica di quel periodo.
Dopo qualche metro ho l'impressione di trovarmi nella campagna del primo '900 dove tanti erano i lavori da svolgere nella casa colonica e patriarcale.
A qualche decina di metri, più in là, sono accanto allo stile dell'abitazione del nostro XXII secolo. Alla periferia del borgo ci sono dei grandi prati. Questi permettono e facilitano l’atterraggio dei parapendisti che si lanciano da un trampolino posizionato sul dorsale di Campo Croce. I
l microclima esistente nella zona è perfetto per la pratica di questo sport. La nebbia non compare quasi mai e le correnti ascensionali sono ottime.
Una volta all’anno, a pasquetta, c’è anche una gara.
Qui guardare ed ammirare il cielo viene spontaneo, non si può fare a meno che alzare lo sguardo per ammirare queste ali colorate che volteggiano in questo cielo celeste trasparente.
Esse sembrano gigantesche farfalle venute a incontrare da chissà quale universo questo nostro mondo.
Forse… un giorno imparerò anch'io a volare con queste ali… Mi piacerebbe. Non ho paura perché la sicurezza, rispetto a tempo fa, si è perfezionata raggiungendo buoni livelli.
Il parroco del paesello, don Bellò, ha voluto che la Madonnina del Buon Volo vegli con tanto amore e tramite il suo manto protegga questa categoria di sportivi. In una colonna della sua chiesa c'è un'effige a testimonianza.
Ancora uno sguardo a questo cielo colorato, a queste ali volanti di Icaro e poi il mio arrivederci.