Ritagli di Storia e tradizioni

Il caffé

La leggenda narra che un pastore osservando le sue pecore che si cibavano con golosità della bacca di un determinato cespuglio volle masticarla anch'egli. Sentendo tale bontà se ne serviva quotidianamente e a tale bacca dette il nome della pecora più grassa: caffè.

Un'altra leggenda riporta di un frate che si era recato in terra d'Africa per predicare il vangelo. In questa terra un giorno, mentre pregava, il sonno stava per avere il sopravvento su di lui. Aveva in contemporanea anche molta fame e inghiottì la prima bacca che la natura gli offerse. Questa lo risvegliò. Ne parlò con i suoi confratelli. La notizia si diramò e a tale bacca venne dato il nome di caffè dal nome del paese dove si trovava il frate, cioè Caffe.

La storia racconta che il caffè fu introdotto in Italia verso il 1600 da un medico e botanico veneziano, il dottor Prospero Alpino. Questo nacque a Marostica e visse la sua vita a Venezia. E' autore di molti libri fra cui "De Plantis Aegypti" dove illustra la pianta del caffè. L'uso che di essa propone è terapeutico. Consiglia le sue bacche per la cura dei disturbi digestivi.
La prima bottega del caffè fu avviata a Venezia verso la fine del secolo XVII e il caffè veniva preparato facendo bollire le bacche in acqua. Il suo costo era importante e solo i ceti medio- alti potevano permetterselo quotidianamente.

Per la "classe comune" il caffè era un lusso. Questa lo consumava solamente nelle occasioni importanti come i fidanzamenti ufficiali, i matrimoni oppure lo offrivano quando un parente faceva loro visita. Lo riservavano per le indisposizioni dei familiari come un mal di testa, un mal di pancia o una indigestione. Per prepararlo tostavano dapprima i chicchi con un arnese a forma di palla. Tenevano questa sopra il fuoco del camino e continuavano a girarla su se stessa. Mettevano poi i chicchi a raffreddarsi in una pentola. La fase successiva consisteva nella macinatura. Riponevano poi la polvere in un vaso di latta. Per prepararle la bevanda facevano bollire dell'acqua e mettevano la polvere a sobbollire per alcuni minuti. Attendevano che si depositasse e poi servivano. Questo era il caffè i cui chicchi venivano comperati al "casoin", negozio di generi alimentari.

C'era anche il caffè che veniva fatto con quello che la famiglia disponeva della propria coltivazione. Veniva preparato con la radice di cicoria o con i semi dell'uva. Per prepararlo seguivano il procedimento sopra descritto. I fondi non venivano buttati. Venivano rimescolati con dell'altra acqua e bevuti in un secondo momento. Per la domenica si riservava un caffè più prelibato. Si usavano i chicchi del frumento oppure dell'orzo.
l caffè, indipendentemente dalla sua materia prima, veniva sempre bevuto con lentezza e a piccoli sorsi per poterlo assaporare in tutto la sua gustosità.

Era ed è tutt'ora una bevanda di riverenza alla quale il palato deve riservare il giusto tempo.

 

 

 

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