L’orto in Veneto viene coltivato da secoli.
Con i suoi prodotti aiutava al fabbisogno del nucleo famigliare.
Ad esso era riservata molta attenzione e molta cura. Le conoscenze e le tecniche venivano imparate da generazione in generazione.
Coltivare un orto per un “occhio superficiale” sembra facile ma non è così.
Innanzitutto, si deve fare attenzione alle fasi delle varie lune, ad esempio non si può seminare in crescere di luna perché questo può incidere sulla crescita.
Ogni verdura ha il suo periodo, esempio in Veneto non si possono seminare i pomodori in inverno, non ci sarebbe nessun raccolto, oppure i piselli in estate.
Da questo si deduce che le verdure sono influenzate dal tipo di stagione e dal clima.
Nei mesi primaverili si coltivano: insalata, asparagi e patate.
Nei mesi caldi pomodori, zucchine, melanzane, peperoni, fagiolini e fagioli, cipolle, aglio.
Nei mesi invernali cavoli, cavolfiori, radicchi.
Non mancano negli orti veneti le erbe aromatiche come salvia, rosmarino, origano, basilico e prezzemolo.
Del prezzemolo in cucina si fa un cospicuo uso, lo si adopera soprattutto per le salse e in particolar modo per quella con i fagioli.
Alcune verdure venivano conservate anche per l’inverno. Si pensi alle melanzane sottolio. Personalmente quest’ultime io le ho fatte solo due volte per il molto lavoro che danno. Bisogna tagliarle a fette, mettertele in una terrina sotto sale, mettere un peso sopra, lasciarle almeno per mezza giornata, poi strizzarle, lavarle, asciugarle, sterilizzare i vasi, disporle in questi a strati con olio e aromi. Con le cucine che, comunemente, si hanno a disposizione, organizzare tutto questo lavoro è un po' complicato.
L’essicazione delle erbe aromatiche in Veneto non era molto praticata e non lo è tuttora.
Sul far dell’autunno, si copriva il prezzemolo in modo da averlo disponibile in inverno, in caso occorresse. Si coprivano anche i radicchi in modo che le gelate non intaccassero le loro foglie. Veniva usata paglia messa sopra oppure venivano fatte delle strutture protettive con gli steli del granoturco e questo fino al 1960 circa. Poi per le coperture sono stati utilizzati archetti di ferro e i teli di nailon.
L’orto veniva posizionato in uno spazio soleggiato, perché le verdure crescono dove c’è il sole per via della fotosintesi e dove c’erano corsi d’acqua per le innaffiature.
A me è stato insegnato che si deve innaffiare al mattino perché la terra durante la notte si è raffreddata e così le radici delle verdure non ne risentono a differenza della sera. Mai innaffiare quando il sole è a picco, se lo si fa il più delle volte si perde il raccolto.
Altra avvedutezza è la rotazione delle colture. Mai piantare la stessa verdura sullo stesso posto dell’anno prima questo per prevenire la diffusione delle malattie e dei parassiti specifici della coltura, inoltre c’è una miglior resa del raccolto.
Oggigiorno, sebbene ci sia stata l’urbanizzazione e l’industrializzazione, la cultura dell’orto è ancora radicata nelle persone venete.
Chi può si fa ancora l’orto anche se l’appezzamento dista dal suo luogo di abitazione. Questo comportamento è, forse, per preservare le conoscenze, il rispetto e l’attaccamento alla terra, la connessione con gli antenati e la storia della comunità.