Un tempo i periodi dell’anno erano scansionati da particolari ricorrenze e ognuna di esse aveva il suo significato; si pensi alle rogazioni, alla mietitura, al pan e vin.
Era questo un modo per mettersi in contatto con l’energia del periodo per propiziarla, per ringraziarla, per farsela amica.
A volte anche i mesi avevano le loro usanze e queste si diversificavano da paese a paese.
Un’usanza che accumunava un po' tutto il Veneto era a marzo il “Batter Marzo”.
Le persone al primo giorno del mese prendevano coperchi, pentole o qualsia altro oggetto di ferro, si radunavano nella piazza del paese e in fila iniziavano a percorrere le vie battendo sugli oggetti.
Mano a mano che l’iniziale gruppo procedeva altre persone si aggiungevano così che il rumore diventavano sempre più assordante.
E’ normale chiedersi cosa volessero fare con questo frastuono, chi volessero o dovessero intimidire.
Presto detto.
Erano stanchi delle giornate corte e con poca luce, (in casa non avevano la luce elettrica o i led) del freddo, delle privazioni che questo comporta, dell’acqua gelata, delle temperatura nelle camere gelida, un tempo la stufa c’era solo in cucina, delle provviste che iniziavano a scarseggiare.
Il loro intento con il frastuono che procuravano era di far scappare a gambe levate l’inverno.
Mentre battevano dicevano in coro: ”Fora il freddo e avanti il bello”.
Desideravano sentire il sole tiepido sulla loro pelle, vedere la terra accarezzata e riscaldata dai suoi raggi, volevano sarchiarla e seminarla, vedere i suoi nuovi frutti, iniziare una nuova stagione di lavori.
Terminata “la sfilata” si ritrovavano assieme nella cucina di qualche amico e lì festeggiavano sicuri che l’inverno se ne sarebbe andato dalla paura che la gente gli aveva procurato e al suo posto sarebbe arrivata la primavera con le sue gemme, con i prati rivestiti di verde e con l’allungarsi delle sue giornate.