Il museo degli spaventapasseri che si trova a Roncegno Terme, paese in provincia di Trento. è stato ricavato da un edificio che un tempo era adibito a mulino.
La costruzione di questo ha una lunga storia. Dai documenti che ci sono pervenuti si sa che fu acquistato da un certo signor Antonio Angeli nei primi anni del 1900 mentre la data della costruzione del mulino è incerta.
Il mulino fu adibito dapprima alla macinazione del granoturco e per quantità minore a quella della segale e dell’orzo.
In seguito le sue stanze servirono sia per abitazione che a bar o più propriamente come si dice in Veneto “osteria” del dopo lavoro.
Nel 1966 nel paese ci fu un ‘alluvione che provocò gravi e ingenti danni tra cui il rallentamento dell ’attività di macinazione al punto che il mulino cadde in disuso.
Verso la fine degli anni ’90 l’Amministrazione Comunale acquista il mulino il quale nel luglio del 2016 diventa “Casa degli Spaventapasseri”
Chi sono gli spaventapasseri?
Lo spaventapasseri è un fantoccio collocato appositamente su di un appezzamento di terra con il compito di intimorire gli uccelli affinché questi non becchino le sementi interrate.
Lo spaventapasseri viene costruito con due pali di legno fissati in modo che uno sia orizzontale e uno verticale.
Su di questi viene messo un paio di calzoni, sull’altro una giacca e un cappello per simulare più verosimilmente possibile la sagoma di un uomo.
Lo spaventapasseri è coreografia e parte integrante della cultura del luogo. Un tempo non c’era campo senza il suo spaventapasseri, non c’era famiglia che nel granaio non lo riponesse dopo il suo uso in attesa della semina dell’anno successivo.
Esso, in altre parole, era ed è tuttora un simbolo; simbolo della difesa del lavoro che l’uomo fa nei campi come il rassodare la terra, il seminare, il curare e il raccogliere la cultura.
Come spesso o a volte accade, anche gli spaventapasseri possono avere una loro storia.
E’ il caso dello spaventapasseri Anselmo.
Vi racconto la sua storia.
Un uomo lavorava nella sua vigna ma i passeri gli facevano spesso visita danneggiando il suo raccolto. Un giorno, allora, costruì con la cartapesta uno spaventapasseri. Lo costruì grande come lui con sembianze umane il più vicino possibile. Gli dette anche un nome “Anselmo”. Al mattino quando si recava nei suoi terreni a lavorare lo portava con sé e alla sera lo faceva rincasare quanto lui. Con il tempo l’uomo si affezionò ad Anselmo al punto che gli parlava, gli raccontava le sue vicende di vita, i suoi sogni e le sue speranze.
Ma un giorno l’amico di Anselmo partì per un altro mondo.
Anselmo, nel frattempo, era stato conosciuto da un fotografo il quale si era affezionato a lui.
Quando questo venne a sapere che Anselmo era rimasto solo andò a trovarlo. Quando ormai la visita stava per volgere al termine pensò di non lasciarlo ancora solo in quella casa dove aveva vissuto con il suo amico che oramai non c’era più.
Decise di portarlo con sé e di offrirgli una nuova casa nella quale potesse avere sempre qualche amico.
Da questa idea nacque il museo degli spaventapasseri dove una stanza è riservata ad Anselmo, alla sua storia, alla sua testimonianza.