Meta: Monti Solaroli

Sono partita dal paese di Romano d’Ezzelino (paese in provincia di Vicenza) percorrendo la strada Cadorna che conduce a Cima Grappa e mi sono recata al rifugio Ardosetta aperto nel periodo estivo e in quello invernale durante il tempo natalizio. Il rifugio si trova sotto Cima Grappa.
Da questo mi sono portata a Cima Grappa da dove ho iniziato l’escursione.
Viene normale chiedersi perché non sono partita direttamente da Cima Grappa.
Nel tratto che intercorre dal rifugio a Cima Grappa c’è sempre un branco di caprioli. Avevo piacere di osservare queste meraviglie che conducono la loro vita libere nel mezzo di una montagna cullata dai raggi del sole o dalle intemperie che ogni stagione riserva.
Oltre a questo, il rifugio vende degli ottimi succhi di frutta di produzione propria e in vista di una passeggiata semplice (semplice perché non ci sono ferrate) ma lunga essi sono un toccasana per il corpo e direi, mi sia concesso, anche per lo spirito.
Da Cima Grappa, mi sono incamminata per il sentiero 156 in direzione nord-est iniziando così l’escursione dei Solaroli la cui altezza è sui 1500 metri sul livello del mare.

Il mio tragitto si è così snodato: Monte Grappa, Monte Casonet, Col dell’Orso, Casera Domador, Pian dea Baea, Rifugio Monte Grappa, Malga Ardosetta.
Il sentiero è ben segnato e percorribile, logicamente sempre con le dovute attenzioni perché si percorre un sentiero di montagna e la montagna ha le sue regole ferre.

Questa dorsale, purtroppo, è stato luogo delle vicende belliche che hanno imperversato il mondo durante la prima guerra mondiale.
Nella zona del Monte Grappa c’erano due eserciti che si combattevano.
Quello Astro-Ungarico che si prefiggeva di accerchiare il Monte Grappa e quello Italiano che era impegnato nel farlo retrocedere.
Percorrendo la dorsale si vedono ancora gli scavi delle trincee, le postazioni delle artiglierie, le ferite alla Terra (le profonde buche) che le granate hanno inflitto al terreno.  

La vista che si ha da questa dorsale spazia sull’Adamello e sul Gruppo Brenta.
Da lassù si contempla una bellezza surreale.
Sono attorniata dal suono del silenzio, dalle nuvole che abbozzano nel cielo disegni dalle più svariate forme, da un paesaggio che in ogni suo millimetro è contemplazione e grandezza. Quello che mi è più spettacolare è di aver l’impressione che fra me e il cielo non ci fosse distanza. Il cielo mi può camminare accanto e lo stesso posso fare io con lui.
Non sono capace di spiegare a parole il perché di questa impressione ma è così.
Forse… l’unica interpretazione che mi sento di suggerire è che ognuno è un tutt’uno con il tutto.


  

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