Sono sempre stata attratta dalla tecnologia.
Tutto quello che l'uomo riesce a meccanizzare per rendere meno difficoltosa l'esistenza mi incuriosisce e mi conquista.
Qualche anno fa, ( . . . si fa per dire) avevo sui dieci anni, la mia maestra mi raccontò che un uomo di nome Guglielmo Marconi era riuscito a trasmettere dei segnali via onde radio. Ebbi un po' di difficoltà a capire come questo poteva avvenire. Lo compresi solo qualche anno più tardi, quando nel 1969 Neil Amstrong riuscì a raggiungere con la sua navicella spaziale la luna. Compresi che l'uomo non ha confini nel raggiungere i suoi sogni, solo le sue limitazioni lo possono ostacolare.
Ancora adesso quando ascolto la televisione o la radio o parlo al telefono e odo la voce di una persona che può trovarsi all ' altro capo del pianeta sono pervasa da un senso di magnificenza e di immenso rispetto della mente umana. Ascoltare e comunicare arricchisce, vivacizza e allarga il proprio perimetro di pensiero. Ad Asolo, un piccolo e coccolo paese situato in provincia di Treviso, ha luogo la mostra "Radio d'epoca da Marconi agli anni 1960" promossa dall'Associazione "Il Pardo". Mi reco a visitarla. Il percorso inizia con il telegrafo con il quale i messaggi venivano trasmessi in codice morse. Dal telegrafo si passa poi alla trasmissione con la pila e con i lettori di onde elettromagnetiche. Nel 1930 si iniziano a costruire le prime radio che venivano fabbricate a forma di tempietto.
In seguito la loro forma sarà quella orizzontale. Queste radio erano accessibili solo alle famiglie facoltose tanto era elevato il loro prezzo e proibitive per la gente comune. Si pensi, per fare un paragone, che una radio costava come un campo di terra. Mussolini e Hitler comprendono l'importanza di questo mezzo. Attraverso esso i loro discorsi potevano essere ascoltati da tutta la popolazione. Hitler incarica i suoi tecnici alla costruzione di una radio economica e con ricezione ottima. Lo stesso fa anche Mussolini. La prima radio in Italia sarà "radio rurale", la seconda con un prezzo accessibile sarà "radio Balilla". Nel frattempo scoppia la grande guerra, la popolazione attraverso questo mezzo di comunicazione riesce a tenersi informata sul suo prosieguo ma quando alla guerra subentrano fatti cruenti come la prigionia, la deportazione i prigionieri si vedono senza più aspettativa, il contatto è terminato. La necessità e la speranza ,come sempre accade, aguzzano l'ingegno. Nonostante prigionieri essi stessi, alcuni uomini, dotati di maggiori informazioni tecniche e nozionistiche rispetto agli altri, riescono a costruire delle rudimentali radio. Le costruiscono con pezzi rubati e adattati. Usano barattoli spianati, fil di ferro, stagnola dei pacchetti di sigarette, dischetti di zinco, la dinamo delle bicilette . Riescono a connettersi con radio Londra.
Il morale dei prigionieri si risolleva. Iniziano a sperare nella libertà. "Il cielo" li aiuterà e li farà ritornare liberi.
Il percorso della mostra termina con un apparecchio televisivo.
1956 " il segnale" copre l'intera nazione italiana.
L'apparecchio ha ancora un costo rilevante. Sarà solo dagli anni 1960 a seguire che anche le classi sociali meno agiate potranno acquistare questa perla di ingegneria, la televisione .