La Basilica di Sant'Antonio a Padova

In Veneto ci sono molte chiese dedicate a Sant’Antonio. La principale si trova a Padova.
Il popolo non la chiama la chiesa “Sant’Antonio” ma “Il Santo”.
Questa chiesa, originariamente dedicata a Maria Santissima, venne ampliata e poi dedicata a Sant’Antonio. La chiesa è di grande valore oltre che per l’aspetto spirituale per gli importanti dipinti che ci sono in essa.
Questi sono stati dipinti da Giotto e dagli allievi della sua Scuola.
Narrano la vita di Sant’Antonio e tutti i miracoli che egli fece.
Ne descrivo alcuni.
Un neonato parla e attraverso il suo racconto scagiona la madre dalla colpa di adulterio.
C’è poi disegno il miracolo della mula. Il fatto ha dell’incredibile. D’altronde se non fosse così si potrebbe chiamare miracolo.
Sant’Antonio argomentava con un uomo eretico sulla personalità di Gesù e sulla presenza di Cristo nell’ostia consacrata.
L’eretico continuava ad affermare l’impossibilità del fatto.  Disse, infine, al Santo che se materialmente lui, cioè sant’Antonio, fosse stato capace di dimostrarlo si sarebbe immediatamente convertito.
Avrebbe tenuto la sua mula in stalla per tre giorni senza cibo. Se al quarto avesse preferito la particola al posto del fieno manteneva la sua promessa.
La mula fu tenuta per tre giorni senza cibo.
Al quarto venne condotta esternamente alla stalla, da una part c’era dell’ottimo fieno, dall’altra part Sant’Antonio con in mano la particola.
La mula non si interessò minimamente al fieno, anzi, vedendo Sant’Antonio e l’ostia si inginocchiò.
I dipinti sono di una bellezza unica, purtroppo ma giustamente non si possono fotografare, meritano una visita per poterli ammirare in tutta la loro completezza.
Si racconta di Sant’Antonio che si recò al castello di Romano d’Ezzelino III. Costui era un tiranno e da quante scelleratezze compiva veniva soprannominato “Il Terribile”.
Il Santo andò a colloquio con lui. Sebbene Ezzelino III avesse come abitudine di far uccidere tutti coloro che non la pensavano come lui, dà ordine di farlo allontanare atterrito dalla grandezza e profondità delle sue parole.
Sant’Antonio, uomo di chiesa proveniente da Lisbona e che visse il suo ultimo periodo terreno a Padova è stato il difensore degli oppressi, degli umili, della gente povera. Il suo culto, la sua venerazione sono dovuti al grande bene che il Santo ha sempre voluto alle persone di ogni epoca.

La chiesa di Sant’Antonio è patrimonio mondiale dell’Unesco e sebbene appartenga allo Stato italiano, a seguito dei patti Lateranensi, è amministrata ed è a carico della Santa Sede. All’esterno di essa è stata posizionata la bandiera del vaticano.
La costruzione è una somma di stili architettonici.  Lo stile gotico si mescola allo stile bizantino, a quello romanico.
Una particolarità.
Padova è la città dei tre senza; 3 senza perché tre sono le opere alle quali manca il sostantivo che le specificano, ma tutti i padovani, e forse anche i Veneti, conoscono.
Il caffè senza porte, cioè il caffè Pedrocchi, il prato senza erba, cioè il prato della Valle e la chiesa del santo senza nome. Santo senza nome perché quando si dice il Santo, come ho scritto in apertura, si sa già che si riferisce a Sant’Antonio.
Il 13 giugno per la città di Padova è un giorno di festa perché si ricorda la rievocazione storica del transito di Sant’Antonio con la statua dello stesso Sant’Antonio che percorre le vie della città.

Non so se sono aneddotti, non so se è una tradizione che si tramanda nei secoli. Si dice che Sant’Antonio è il santo dei matrimoni in quanto egli fa incontrare la persona che si desidera e che ci è stata “data” dall’”Alto”.
Per questo c’è anche una preghiera particolare che con il tempo è stata dimenticata e solo le persone “anziane” conoscono. Sempre queste mi hanno anche detto che c’è un modo per scoprire se il desiderio entro l’anno di realizza; mi hanno detto che c’è il modo ma il modo non hanno voluto raccontarmelo
perché è un segreto.
 
 

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