Un tempo ogni famiglia possedeva un appezzamento di terra.
Solitamente era un appezzamento sui mille metri quadri. In questo coltivava le verdure per il suo fabbisogno, degli alberi da frutto e una piccola piantagione di vite era d’obbligo.
Allora ognuno produceva il suo necessario, non c’erano i supermercati o le enoteche, la disponibilità economica era centellinata per cui le persone cercavano di “arrangiarsi”.
Le viti coltivate erano il merlot, il clinton il corbinello e il cabernet. A queste si aggiunga la vite tipica del territorio, ad esempio nella zona del trevigiano il prosecco, nella zona del veronese il Valpolicella , nella zona di Rovigo il Fortana e via dicendo.
Mi soffermo nei vitigni coltivati di norma, cioè merlot, clinton, cabernet.
Queste sono viti che non necessitano di molte cure o di cure particolari.
Si ricordi che nel tempo di allora non c’era internet, non c’erano i consorzi, ognuno si affidava al suo sapere, al sapere degli avi, al sapere dei vicini.
Il merlot è una vite che si adatta con facilità al clima e al terreno in cui è stata messa a dimora.
La sua terra d’origine è stata la Francia, la sua bacca è nera, il suo gusto è profondo e corposo, sembra quasi che si avvicini a quello dei frutti del bosco.
Il clinton è un’uva importata dalle Americhe, precisamente dal Nord. Fu la vite “salva vino”. Questo perché nell’ultimo decennio dell’800 e fino al 1950 circa sia in Italia e sia in Europa si diffuse un afide, la filossera. Questo distrugge la maggior parte della vite per cui risulta impossibile produrre del vino.
Madre Natura, per fortuna, ha sempre l’antidoto e l’aiuto. La vite del clinto è immune a questo afide e quindi all’attacco.
Questa vite essendo stata importata dall’America viene chiamata anche Americana.
La coltivazione non richiede cure particolari e come ho scritto sopra è immune da malattie.
Io, quando ero piccolina, ho assaggiato quest’uva; era coltivata sia nell’orto di casa e sia sul pergolato a fianco dell’abitazione. E’ un’uva molto buona. Di essa mi ricordo ancora la sua buccia grossa, il suo chicco rosso scuro corposo e il suo gusto dolce.
Questa vite, ora come ora per legge, non si può coltivare perché sembra che abbia una elevata presenza di metanolo. Non mancano gli estimatori e, da quello che so, se sbaglio mi si corregga, in giugno a Villaverla ha luogo una manifestazione chiamata la “Festa del Clinto”.
Il cabernet ha come terra d’origine la Francia. E’ una vite forte e resistente e a bacca rossa. Il suo sapore è intenso, il suo colore rosso rubino. Il vino si presta ad essere invecchiato.
Desidero parlarvi di un altro tipo di vino, … se vino si può chiamare, la pimpinella. Esso è ottenuto in modo particolare. Dopo che l’uva è stata spremuta si versa nel tino dell’acqua e si continua la spremitura con le bucce rimaste. Il vino che ne esce è di bassa gradazione alcolica e di gusto un po', diciamo, variabile.
Questo dimostra che, nel tempo di allora, si faceva economia di tutto, non si buttava nulla.
A volte succedeva che l’annata produceva un surplus di produzione.
Il vino era in quantità maggiore all’occorrenza della famiglia. Per sopperire a questo l’Amministrazione Centrale seguita, come è logico, da quella Comunale, aveva varato una legge che permetteva la vendita diretta ma solo nel perimetro della zona di residenza.
Il permesso era a tempo determinato e la famiglia non doveva pagare il dazio.
Per indicare la vendita di vino veniva posta, davanti all’abitazione un ‘insegna, solitamente una damigiana.
Lo spazio adibito per tale attività era il portico dove venivano posizionate delle tavole con delle panche e il bancone di vendita.
Oltre alla vendita del vino si consumavano cibarie come salumi, pane e uova, preparati quest’ultimi dalla donna di casa.
Il vino, di prassi, non si beveva in bicchieri di vetro ma di terracotta oppure in boccali ed era spinato direttamente dalla damigiana o da una piccola botte.