Il bue grasso

La fiera di Bassano del Grappa, città in provincia di Vicenza, è un avvenimento che richiama molte persone. La “Fiera” non è il mercato dove con una cadenza settimanale si piazzano i soliti venditori ambulanti; “fiera” è il convogliare in una piazza in un periodo stabilito dell’anno, che può essere rappresentato da un giorno o due, mercanti provenienti da ogni parte.

L’origine della fiera inizia nell’epoca medioevale.
In un grandissimo spazio, solitamente nella piazza della città, venivano e vengono tuttora posizionate tante bancarelle e lì c’è la possibilità di trovare un po' di tutto e pure l’introvabile. Le merci esposte risultano essere l’incrocio di lavorazioni e di culture di luoghi geograficamente diversi, così creano attrazione, meraviglia e desiderio di possedere quel determinato oggetto esposto “in bella mostra”.
Questo origina l’affluire di gente speranzosa di comperare la necessità e a volte il superfluo che le abbisogna.
Ora con l’avvento dei grandi magazzini, la rete internet, le consegne veloci, le aspettative sono leggermente cambiate. Nonostante il fascino della fiera rimane.

Forse sarà per il ritrovarsi in una piazza, sarà per l’atmosfera variopinta che in essa c’è, sarà perché si ammirano gli oggetti non attraverso uno schermo ma attraverso il nostro cristallino, sarà perché, per chi crede nelle vite precedenti, ci si ricollega a qualche memoria del passato in cui eravamo mercanti o forse acquirenti, sarà per chissà quale altro motivo.
Resta indubbio che la fiera è un richiamo semplice ma persuasivo che suggerisce alla nostra mente: “recati alla fiera, è bello, vai…”.

A Bassano del Grappa ci sono due fiere nell’arco della stessa settimana. Una si svolge al giovedì, l’altra dal sabato pomeriggio alla domenica. Alla domenica successiva c’è lo spettacolo dei fuochi pirotecnici.

La fiera del giovedì è chiamata: “Il bue grasso” mentre quella dal sabato pomeriggio è una fiera tradizionale dalle tante colorate bancherelle collocate in tutte le vie del centro.
Un tempo, parlo di una ventina di anni fa, si svolgevano entrambe al giovedì, poi per motivi logistici le giornate sono variate.

La fiera del “bue grasso” ha luogo in viale Alcide De Gasperi. Qui gli allevatori conducono il loro bestiame sia come scambio commerciale che per aggiudicarsi il premio del miglior animale allevato.
Poter osservare gli animali da vicino è molto spettacolare. Si è contatto con una forma di natura della quale  sappiamo della sua esistenza, ma non ne abbiamo il contatto perché viviamo, o dobbiamo, o vogliamo vivere in un contesto diverso. Sono animali allevati in fattoria e non in allevamenti intensivi per cui il loro approccio con l’uomo è quotidiano e ravvicinato. L’uomo, cioè l’allevatore, li cura, riassetta il loro giaciglio, porta loro il cibo e se i mezzi glielo permettono li porta anche all’alpeggio.
Camminando accanto alle mucche quello che percepisco di esse è la loro tranquillità, forse anche la presenza stessa del loro allevatore le rasserena. Mangiano il fieno, si guardano attorno e qualcuna si siede per riposarsi.
Non così è per un asinello che legato per sicurezza sta scrutando con attenzione tutto. E’ un bell’asinello, il suo pelo è maculato bianco e grigio e in groppa ha una gerla. Sembra pensi con impazienza al suo ritorno nella sua stalla e alla sua erba come pasto.
Quest’anno non sono presenti le pecore, le capre e gli animali da cortile. E’ stata una forma precauzionale adottata da parecchi allevatori dovuta ad una malattia infettiva, sebbene non contagiosa, verificatosi nel corso dell’estate in cui alcuni animali sono stati colpiti dalla “lingua blu”.
A parte la bellezza particolare di questa fiera, secondo me, il messaggio è quello di porre l’attenzione sul connubio indissolubile che esiste ed è sempre esistito fra animali e uomo in cui l’uno non può far a meno dell’altro perché facenti parte dello stesso sistema.

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