Sono al Passo Forca Rossa, sulle Dolomiti. Le Dolomiti sono la catena montuosa delle Alpi Orientali che si trovano nella zona compresa fra il Trentino Alto Adige e il Friuli.
Per raggiungere il Passo Forca Rossa le tappe sono state: con l’auto fino a Passo San Pellegrino e precisamente al rifugio Flora Alpina e poi proseguimento a piedi per il sentiero della via dei pastori.
Tempo di percorrenza ad andatura normale sulle tre ore.
In questo luogo assaporo la bellezza di una natura incontaminata dove gigantesche e rocciose montagne si ergono a difesa di ogni eventuale intrusione. I loro cocuzzoli sembrano accarezzare il cielo e assecondare i passi delle nuvole.
Qui regna un silenzio indescrivibile, posso perfino ascoltare il fruscio dell’erba quando il vento la accarezza.
Sono abituata a vivere in una città, non caotica per fortuna, ma dove tutto è fretta e a volte anche arrivismo. Dove mi trovo ora, la mia attenzione va allo splendore e maestosità di quanto mi attornia, splendore e maestosità che regalano emozioni di grande sublimità, dove vocaboli ed aggettivi non riusciranno mai a descrivere lo stato d’animo che l’ambiente riesce a farmi vivere.
Un rumore leggero di passi distoglie la mia attenzione al paesaggio e ai miei pensieri.
Mi guardo attorno e chi vedo? A distanza ravvicinata, una decina di metri circa, mi stanno osservando dei camosci.
Sono animali molto belli, dal portamento nobile, sono in gruppo come è giusto che sia. Attraverso il gruppo trovano la loro forza e il loro coraggio.
Mi guardano, mi scrutano, non sono molto abituati ad incontrare l’uomo e di questo, forse, hanno anche paura. Nel loro dna probabilmente c’è impresso un colpo sordo e l’immagine di un abbattimento di un loro simile e forse questo loro ricordo gli dà titubanza.
Hanno un mantello molto bello di un colore marrone rossiccio. Impersonano la forza e l’impavidità della natura. Si pensi che si arrampicano su dorsali a strapiombo e le stesse femmine, quando sono gravide e sentono l’avvicinarsi del parto, si cercano pendii inaccessibili per sentirsi protette.
Sto ferma, non mi muovo per non spaventarli. Continuo così ad osservarli mentre loro osservano me.
E… mi vengono alla mente pensieri di ringraziamento per la natura.
Questi camosci, non hanno il supermercato, ma per loro c’è sempre cibo e così per molti altri animali. Non abitano in via x, al numero y ma un posto per ripararsi per loro esiste sempre e così per ogni loro necessità.
Un camoscio, all’improvviso, inizia la risalita del monte e gli altri lo seguono, lui molto probabilmente è il capo branco. In un batter baleno si allontanano, chissà dove sono diretti.
Li guardo allontanarsi mentre l’orizzonte li fa diventare sempre più piccoli e sparire dalla mia visuale.
Proseguo la passeggiata verso il rifugio Fuciade con la mente e il cuore contenti sia per la bellezza incontaminata del luogo ma soprattutto per quest’incontro inaspettato con i camosci, animali dallo spirito guerriero e impavido.