Ritagli di Storia e tradizioni

I cavalieri

Molti secoli fa, mi riferisco all'epoca dell'impero romano, un tessuto di una morbidezza e lucentezza unica, sebbene con un costo rilevante, destò l'attenzione della classe nobiliare. Il tessuto proveniva da una regione allora lontanissima, la Cina. Qui vigeva la legge, la cui trasgressione significava l'uccisione della persona, del divieto di spiegazione della produzione del tessuto, il quale aveva come nome "seta". Molte carovane partivano da Damasco, Samarcarda e Bagdad per rifornire il nostro paese. Lo stesso Marco Polo giungeva a Venezia con la preziosa stoffa.

Per merito di due monaci fu possibile riprodurre la stoffa in Italia e poi nel resto d'Europa. I due monaci si erano recati in quelle lontane terre per predicare il vangelo. Ebbero così modo di venire a conoscenza di come si produceva la seta. Al loro ritorno nascosero nel cavo del bastone la materia prima. Questa era costituita da un insetto facente parte dei lepidotteri il cui nome è Bombyx mori. Prima di trasformarsi in farfalla costruisce attorno a sé un bozzolo con la bava che gli fuoriesce dalla bocca che a contatto con l'aria si solidifica.
La produzione in Veneto iniziò verso il 1600.

Le uova durante l'inverno erano tenute in un luogo fresco e l'allevamento iniziava in primavera, più precisamente il giorno di San Marco e terminava il giorno di San Giovanni. Prima di iniziare il lavoro le uova venivano messe in una scatola e portate in chiesa per la benedizione. L'attività impegnava tutta la famiglia soprattutto le donne e i bambini. Le uova, tenute al caldo per facilitare la loro schiusa, venivano sistemate in cucina, in stalla, fra le coperte e, sebbene sembri inverosimile, le donne se le tenevano anche sul seno.

Il buon andamento dell'allevamento dei bachi, che in Veneto venivano chiamati "cavalieri", costituiva la prima forma di reddito della famiglia e della stagione. Solitamente con quei soldi veniva comperato quello che la famiglia non produceva in proprio; potevano essere generi alimentari, come il caffè, oppure capi di vestiario. Quando le uova si schiudevano necessitavano di tante cure. I bruchi venivano collocati su graticci e veniva dato loro da mangiare le foglie di una piante il cui nome è gelso. Questi insetti si nutrono solo di questa qualità di foglie.

Il loro peso, all'inizio, si aggirava sul mezzo milligrammo; al momento del bozzolo pesavano quattro grammi. Le donne occupavano molta parte della loro giorna. Dovevano inanzi tutto tenerli puliti affinchè non svilupassero infezioni e poi preparare il mangiare per loro. Assieme ai figli andavano a raccogliere le foglie, a casa le tagliavano con un attrezzo chiamato "tagliafoglia". Il lavoro durava fino a sera inoltrata perché questi lepidotteri sono molto voraci e non dare loro il mangiare significava la loro morte con le conseguenze che ne derivavano per il reddito famigliare.
Dopo una ventina di giorni i "cavalieri" iniziavano a costruirsi il bozzolo, la "gaeta" e terminavano di mangiare. I bozzoli migliori venivano portati alle filande per la filatura, quelli imperfetti li teneva la famiglia per il proprio fabbisogno o li vendeva al mercato come sotto prodotti.

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