Il parco "Querini" di Vicenza

 

In un clima ottobrino, in una giornata soleggiata e dall’aria calda, forse un po' anomala per il periodo, mi reco a visitare il Parco Querini di Vicenza.
Appena entro la prima impressione che ho è quella di non trovarmi nel solito parco ma in uno di quei posti descritti nelle favole.
Forse sarà per lo scenario che fa da coreografia: uno spazio immenso, un tempietto su di una collinetta, animali che vagano liberi, germani reali che nuotano nel laghetto, un immenso prato verde che si staglia con l’orizzonte, raggi del sole che illuminano come in un set cinematografico punti specifici con la giusta inclinatura e trasparenza.
Difficile a dirsi, ancora di più a spiegare questa scenografia così idilliaca, ma ora questo è!
La passeggiata che oggi mi accingo a fare non è quella dei “classici due passi”, ma qualcosa di diverso.
Per la visita al suddetto parco, uno dei più belli della città di Vicenza, ho dato la mia adesione alla partecipazione  di un incontro organizzato dal signor Riccardo Meneghini, insegnante di energie sottili, per imparare, tramite le sue spiegazioni, a rapportandomi con il luogo e l’energia che da esso ne consegue.
Energia? Una parola un po' difficoltosa a comprendere. L’energia non la si vede, non la si tocca ma la si può percepire.
E… trascorrendo la vita del giorno fra cose materiali, dove poco viene concesso, per molteplici motivi, al pensare al proprio spazio, il termine energia perde o confonde il suo significato.
E’ capitato certamente di entrare in un luogo e senza una spiegazione plausibile avvertire benessere o inquietudine. Questo stare si chiama energia del o dal luogo.

La storia del parco Querini inizia da molto lontano.
Parecchi secoli fa era una zona paludosa. Fu poi bonificata.
In questa è stata costruita una chiesa: la Chiesa di Arcelli e un monastero di monache. Quest’ultimo fu poi abbattuto nel periodo napoleonico.
Il Parco prende il nome dai conti Querini-Capra che acquistarono gli appezzamenti di terreno e che costruirono la loro dimora.
E circondato dalle acque del fiume Bacchiglione e da quelle dell’Astichello.
Anche le acque hanno una loro energia e questa si differenzia dal tipo di acqua e dal suo scorrimento.
Era uso, durante il periodo di dominazione veneziana, che i signori di Venezia, attraverso i canali che allora esistevano si recassero a Vicenza nella villa del Querini per festeggiare le loro ricorrenze.

Il parco presenta alberi sia al lato nord che al lato sud.
Nel lato sud sono stati piantumati carpini. Questo probabilmente alla fine del 1800. Con gli anni sono diventati alberi maestosi. Il loro tronco, oggi, a volte contorto, a volte intrecciato proietta i propri rami maestosi e ricolmi di foglie colorate nel cielo dell’autunno.  
Sotto la loro chioma si può passeggiare per qualche centinaio di metri (200 circa) e, mano a mano che un passo segue l’altro, si avverte un cambio di energia nel nostro corpo dovuto per l’appunto alla presenza di questo albero e alle sue frequenze elettromagnetiche che sanno trasmettere uno stato di rilassatezza.
Ogni albero che c’è in questo pianeta oltre ad avere un suo uso specifico ha una particolare energia che può essere o meno benefica.
Per appurare questo si deve sintonizzarsi con l’albero e misurare la sua energia.

Al lato nord sono stati piantumati degli alberi di pioppo, di tasso, dei gelsi, degli olmi, dei bigolari.

Nel mezzo del parco c’è un lungo viale costeggiato dalle statue di importanti personaggi storici.
Le statue sono state disposte una davanti all’altra con una precisa logica.
Il tempo non cancella i fatti della vita ma li tramanda come storia, come memoria, come spiegazione facendoli divenire, a volte, eterni.
Un esempio può essere quello di Cleopatra, la bellissima regina dell’Egitto.
Cleopatra era una donna molto bella, determinata e colta. Aveva studiato medicina, fisica, farmacologia, retorica, filosofia oratoria, parlava e scriveva correttamente sette lingue.
La sua statua nel giardino si trova davanti a quella di Marco Antonio.
Quest’uomo, di bello, robusto e atletico aspetto, era esperto di tattiche belliche e guerre, oratore, generale, triumviro, deciso di essere il successore di Giulio Cesare.
Marco Antonio incontra Cleopatra a Tarso per motivi politici e logistici.
Alla sua vista rimane sedotto dai suoi lunghi capelli neri, dal magnetismo dei suoi occhi viola, dalle sue vesti avvolgenti il suo corpo perfetto, dalla fragranza del suo profumo speziato con base di mirra e cannella.
Gli sembra di aver incontrato la stella più splendente del firmamento. Il suo corpo, la sua psiche è scossa da questa vista, in lui c’è un turbamento inusuale, la sua mente è confusa, il suo cuore batte con pulsazioni forti e lo conduce in segreti lidi. 
Rimane, come non bastasse quanto sopra, incantato dal sapere, dalla diplomazia, dalla raffinatezza di questa donna.
I suoi interessi, le sue mire politiche, alla vista di Cleopatra, perdono di importanza.
Si dimentica o sottovaluta, difficile questo a dirsi, le sue cariche pubbliche e i doveri che ha a Roma con il senato, il popolo e con Ottavia.
Marco Antonio decide di rimane con Cleopatra; il suo amore per lei è appassionato, è pervaso da un sentimento inebriante, travolgente, la luce del giorno per lui ha significato solo se ha Cleopatra accanto. Cleopatra è il suo respiro, è la sua melodia, è la sua Dea alla quale deve attribuire i più alti onori. Sposa Cleopatra e ha da lei tre figli di cui due gemelli.
Ma… un giorno per loro decreta il destino …  in un disegno…  forse già scritto: devono salutarsi per incontrarsi in altri spazi e poi in altri tempi…

C’è la Statua di Arianna e quella di Dioniso che nell’abbraccio, raffigurato nelle statue, sembrano rincorrersi e cercare un equilibrio fra gli avvenimenti che la vita prospetta loro.
Oltre a queste ce ne sono altre e tutte hanno una loro interessante storia.
Qui non racconto di queste (… mi sono già “sbizzarrita” con Cleopatra) perché mi sembra corretto che si debba ascoltare direttamente dal signor Meneghini e da lui apprendere le particolarità, le sottigliezze che si intrecciano nella spirale dell’energia dell’esistenza umana. 

Le statue sono state disposte dall’architetto Piovene.
Esse non state scolpite appositamente per il parco ma sono state acquistate in parte dal giardino di un famoso personaggio vicentino e da un proprietario di una villa di Venezia.
Viene normale chiedersi se anche queste statue trasmettono energia.
Esprimo la mia opinione.
Comunicano un modello e un percorso di vita vissuta. Con questi parametri ci trasmettono l’essenza che ha guidato le persone che rappresentano, la forza che ha permesso a quest’ultime di superare gli attriti della realtà perché un più alto ideale dirigeva le loro azioni, i loro pensieri e i loro comportamenti. Tutto questo è stato loro possibile grazie alla vibrazione o meglio all’energia che loro stesse avevano e alimentavano.

 

A fine viale c’è il tempietto costruito su di una collina artificiale e circondato da alberi di bosso disposti a semicerchio.

L’estensione del parco è di 122 metri circa. L’estensione è sorvegliata costantemente dalla “sicurezza”.
 
Le sue entrate sono: ingresso Rodolfi, Araceli e porta Papa chiamata così perché in essa si trova una targa a memoria della messa celebrata dal Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita pastorale nel 1991 nei giorni 6 e 7 settembre. Papa Wojtyla fu il primo papa a visitare la città di Vicenza.

Sono quasi le 18.00; il parco è in fase di chiusura.
La luce del caldo astro si sta affievolendo.
Il mio sguardo a lui è il mio ringraziamento per avermi donato questo giorno caldo, luminoso, il ben stare a contatto con questo angolo di Pianeta Terra, in compagnia di persone desiderose di ampliare ed arricchire le loro conoscenze e seguite da un ottimo relatore e professionista nella disciplina che studia e pratica da anni.

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